Nel contributo viene data notizia preliminare delle prime indagini archeologiche subacquee condotte presso il relitto di Mandriola 1, già noto prima dell'inizio delle indagini condotte nel 2005 ma di cui era stata data solo notizia. La prima campagna ha permesso in particolare di circoscrivere l'area di dispersione dei reperti e il loro inquadramento cronologico: i numerosi frammenti di anfore presenti nel contesto si riferiscono ad Almagro 51 C, corrispondenti al tipo XXIII della classificazione del Keay, e soprattutto ad anfore cilindriche del Basso Impero / Keay XXV, le prime di produzione iberica, le altre africane, entrambi databili tra la metà del IV e la metà del V secolo d.C. Con il relitto di Mandriola si ripresenta quindi il problema, considerando l’associazione di anfore africane e anfore iberiche con le medesime cronologie, dell’esistenza di porti dove avveniva una ridistribuzione di merci con svariata provenienza : nel nostro caso possiamo ragionevolmente ipotizzare che i porti dove potevano essere smistate merci africane e prodotti provenienti dalle province iberiche possano individuarsi nelle Insulae Baliares, o in alternativa proporre che gli alcuni porti sardi potessero assolvere alla stessa funzione. Il nostro relitto ripropone dunque l’esistenza di rotte che nell’antichità si muovevano dalla penisola iberica verso Occidente, rotte dirette soprattutto verso i porti centroitalici che servivano direttamente il mercato di Roma ma che non escludevano altri scali, tra cui quelli della Sardegna. A conferma di ciò sta la grossa quantità di anfore dell’Iberia recuperati in diversi centri costieri della Sardegna: si citano ad esempio i contesti di Turris Libisonis e dell’area paleocristiana di Columbaris, presso la città di Cornus, nei quali, tra i contenitori iberici si attesta una maggiore presenza proprio di anfore Almagro 51 C .

Ricerche di archeologia subacquea nell’area del Korakodes portus / Spanu, Pier Giorgio Ignazio. - (2006), pp. 94-142.

Ricerche di archeologia subacquea nell’area del Korakodes portus

SPANU, Pier Giorgio Ignazio
2006-01-01

Abstract

Nel contributo viene data notizia preliminare delle prime indagini archeologiche subacquee condotte presso il relitto di Mandriola 1, già noto prima dell'inizio delle indagini condotte nel 2005 ma di cui era stata data solo notizia. La prima campagna ha permesso in particolare di circoscrivere l'area di dispersione dei reperti e il loro inquadramento cronologico: i numerosi frammenti di anfore presenti nel contesto si riferiscono ad Almagro 51 C, corrispondenti al tipo XXIII della classificazione del Keay, e soprattutto ad anfore cilindriche del Basso Impero / Keay XXV, le prime di produzione iberica, le altre africane, entrambi databili tra la metà del IV e la metà del V secolo d.C. Con il relitto di Mandriola si ripresenta quindi il problema, considerando l’associazione di anfore africane e anfore iberiche con le medesime cronologie, dell’esistenza di porti dove avveniva una ridistribuzione di merci con svariata provenienza : nel nostro caso possiamo ragionevolmente ipotizzare che i porti dove potevano essere smistate merci africane e prodotti provenienti dalle province iberiche possano individuarsi nelle Insulae Baliares, o in alternativa proporre che gli alcuni porti sardi potessero assolvere alla stessa funzione. Il nostro relitto ripropone dunque l’esistenza di rotte che nell’antichità si muovevano dalla penisola iberica verso Occidente, rotte dirette soprattutto verso i porti centroitalici che servivano direttamente il mercato di Roma ma che non escludevano altri scali, tra cui quelli della Sardegna. A conferma di ciò sta la grossa quantità di anfore dell’Iberia recuperati in diversi centri costieri della Sardegna: si citano ad esempio i contesti di Turris Libisonis e dell’area paleocristiana di Columbaris, presso la città di Cornus, nei quali, tra i contenitori iberici si attesta una maggiore presenza proprio di anfore Almagro 51 C .
2006
88-430-3830-3
Ricerche di archeologia subacquea nell’area del Korakodes portus / Spanu, Pier Giorgio Ignazio. - (2006), pp. 94-142.
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