Se da un lato gli ormai numerosi scavi condotti nelle città antiche della Sardegna hanno dimostrato la continuità di vita delle stesse nei secoli dell’alto medioevo, e sia possibile individuare alcune caratteristiche costanti nelle trasformazioni dell’assetto urbano durante questi secoli, occorre osservare che per nessuna di queste città è possibile comprendere appieno la forma urbana, la sua estensione, la distribuzione degli spazi. Si deve innanzitutto considerare che, nonostante le notazioni che l’Anonimo Ravennate stilò nella prima età bizantina, in età tardoantica e nell’alto medioevo la Sardegna era ancora caratterizzata da una scarsa urbanizzazione, sostanzialmente limitata alle regioni costiere: il nutrito elenco di civitates fornito dal geografo riguarda dunque sia le antiche città, alcune delle quali fondate fin dall’VIII sec. a.C., sia centri minori non urbani, in gran parte connessi con la viabilità. Ricorrono nei centri urbani sardi mutazioni legate a nuove esigenze determinate dalla costituzione delle comunità cristiane, soprattutto nelle città in cui furono stabilite le sedi vescovili, mentre l’esistenza di santuari martiriali extraurbani determinò quel dinamismo insediativo che portò alla formazione di nuovi poli urbanistici, esterni alle antiche aree urbane, che portano da un lato a pensare ad un dualismo insediativo, ovvero ad immaginare un’estensione degli stessi centri verso queste aree suburbane. Determinante dovette essere inoltre il programma di fortificazione che nella prima età bizantina, tra la metà del VI secolo e i primi decenni del successivo, interessò tutte le città sarde, con il restauro delle mura preesistenti e soprattutto con l’edificazione di strutture difensive ausiliarie, esterne alle aree urbane o comunque posizionate in aree periferiche, secondo modelli diffusi in particolare nel Nord Africa.

«Insula quae dicitur Sardinia, in qua plurima fuisse civitates legimus» (Ravennatis Anonymi Cosmographia V, 26). Note sulle città sarde tra la tarda antichità e l’alto medioevo”pp. 589-612 / Spanu, Pier Giorgio Ignazio. - (2006), pp. 589-612.

«Insula quae dicitur Sardinia, in qua plurima fuisse civitates legimus» (Ravennatis Anonymi Cosmographia V, 26). Note sulle città sarde tra la tarda antichità e l’alto medioevo”pp. 589-612

SPANU, Pier Giorgio Ignazio
2006-01-01

Abstract

Se da un lato gli ormai numerosi scavi condotti nelle città antiche della Sardegna hanno dimostrato la continuità di vita delle stesse nei secoli dell’alto medioevo, e sia possibile individuare alcune caratteristiche costanti nelle trasformazioni dell’assetto urbano durante questi secoli, occorre osservare che per nessuna di queste città è possibile comprendere appieno la forma urbana, la sua estensione, la distribuzione degli spazi. Si deve innanzitutto considerare che, nonostante le notazioni che l’Anonimo Ravennate stilò nella prima età bizantina, in età tardoantica e nell’alto medioevo la Sardegna era ancora caratterizzata da una scarsa urbanizzazione, sostanzialmente limitata alle regioni costiere: il nutrito elenco di civitates fornito dal geografo riguarda dunque sia le antiche città, alcune delle quali fondate fin dall’VIII sec. a.C., sia centri minori non urbani, in gran parte connessi con la viabilità. Ricorrono nei centri urbani sardi mutazioni legate a nuove esigenze determinate dalla costituzione delle comunità cristiane, soprattutto nelle città in cui furono stabilite le sedi vescovili, mentre l’esistenza di santuari martiriali extraurbani determinò quel dinamismo insediativo che portò alla formazione di nuovi poli urbanistici, esterni alle antiche aree urbane, che portano da un lato a pensare ad un dualismo insediativo, ovvero ad immaginare un’estensione degli stessi centri verso queste aree suburbane. Determinante dovette essere inoltre il programma di fortificazione che nella prima età bizantina, tra la metà del VI secolo e i primi decenni del successivo, interessò tutte le città sarde, con il restauro delle mura preesistenti e soprattutto con l’edificazione di strutture difensive ausiliarie, esterne alle aree urbane o comunque posizionate in aree periferiche, secondo modelli diffusi in particolare nel Nord Africa.
2006
88-7814-476-2
«Insula quae dicitur Sardinia, in qua plurima fuisse civitates legimus» (Ravennatis Anonymi Cosmographia V, 26). Note sulle città sarde tra la tarda antichità e l’alto medioevo”pp. 589-612 / Spanu, Pier Giorgio Ignazio. - (2006), pp. 589-612.
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