The wild olive, wild equivalent of the olive tree, represents an important source of genetic variability, to be preserved and enhanced. The wild forms, in fact, constitute a "genetic reservoir" from which to draw valuable qualitative and agronomic characteristics to be used with profit in the genetic improvement of the cultivated olive. Moreover the wild olive could be a valid alternative in our climatic and environmental conditions, where many of the species classically used for forestation and arboriculture for wood fail to develop satisfactorily. It is the objective of this research to evaluate the adaptability to an intensive model of arboriculture for wood of the wild olive clones found in the region and collected in the experimental company of the University of Sassari. Three orders of observations were made on the plants under study: biometric and phenological surveys, rooting tests and chemical analysis of drupes. From the analysis it emerged that the semi-intensive cultivation conditions did not change the natural phenological expression of the observed clones, except for a more pushy vegetative activity (emission of new shoots; diametral increments) favored by the constant water supply. Regarding the attitude to agamic propagation, the clones studied showed a high variability. Furthermore, the chemical composition of the most productive selections provided interesting terms of comparison with the most common island oil cultivars.

L’oleastro, corrispettivo selvatico dell’olivo, rappresenta una importante fonte di variabilità genetica, da preservare e valorizzare. Le forme selvatiche, infatti, costituiscono un “serbatoio genetico” dal quale attingere caratteri qualitativi e agronomici di pregio da impiegare con profitto nel miglioramento genetico dell’olivo coltivato. Inoltre l’oleastro potrebbe essere una valida alternativa nelle nostre condizioni climatiche e ambientali, dove molte delle specie classicamente utilizzate per la forestazione e l'arboricoltura da legno non riescono a svilupparsi in maniera soddisfacente. E’ obiettivo di questa ricerca, valutare l’adattabilità ad un modello intensivo di arboricoltura da legno dei cloni di oleastro reperiti in ambito regionale e collezionati nell’azienda sperimentale dell’Università di Sassari. Sulle piante oggetto di studio sono stati effettuati tre ordini di osservazioni: rilevazioni biometriche e fenologiche, prove di radicazione e analisi chimiche delle drupe. Dalle analisi è emerso che le condizioni di coltivazione semi-intensiva non hanno modificato la naturale espressione fenologica dei cloni osservati, se non per una più spinta attività vegetativa (emissione di nuovi getti; incrementi diametrali) favorita dal costante apporto idrico. Per quanto riguarda l’attitudine alla propagazione agamica, i cloni studiati hanno mostrato un’elevata variabilità. Inoltre la composizione chimica delle selezioni più produttive ha fornito interessanti termini di confronto con le più comuni cv da olio isolane.

L'oleastro: risorsa genetica della macchia mediterranea / Mulas, Maurizio; Corona, Federico; Dessena, Leonarda. - (2019), pp. 1-91.

L'oleastro: risorsa genetica della macchia mediterranea

MULAS MAURIZIO
Membro del Collaboration Group
;
DESSENA LEONARDA
Membro del Collaboration Group
2019-01-01

Abstract

The wild olive, wild equivalent of the olive tree, represents an important source of genetic variability, to be preserved and enhanced. The wild forms, in fact, constitute a "genetic reservoir" from which to draw valuable qualitative and agronomic characteristics to be used with profit in the genetic improvement of the cultivated olive. Moreover the wild olive could be a valid alternative in our climatic and environmental conditions, where many of the species classically used for forestation and arboriculture for wood fail to develop satisfactorily. It is the objective of this research to evaluate the adaptability to an intensive model of arboriculture for wood of the wild olive clones found in the region and collected in the experimental company of the University of Sassari. Three orders of observations were made on the plants under study: biometric and phenological surveys, rooting tests and chemical analysis of drupes. From the analysis it emerged that the semi-intensive cultivation conditions did not change the natural phenological expression of the observed clones, except for a more pushy vegetative activity (emission of new shoots; diametral increments) favored by the constant water supply. Regarding the attitude to agamic propagation, the clones studied showed a high variability. Furthermore, the chemical composition of the most productive selections provided interesting terms of comparison with the most common island oil cultivars.
2019
9788894461619
L’oleastro, corrispettivo selvatico dell’olivo, rappresenta una importante fonte di variabilità genetica, da preservare e valorizzare. Le forme selvatiche, infatti, costituiscono un “serbatoio genetico” dal quale attingere caratteri qualitativi e agronomici di pregio da impiegare con profitto nel miglioramento genetico dell’olivo coltivato. Inoltre l’oleastro potrebbe essere una valida alternativa nelle nostre condizioni climatiche e ambientali, dove molte delle specie classicamente utilizzate per la forestazione e l'arboricoltura da legno non riescono a svilupparsi in maniera soddisfacente. E’ obiettivo di questa ricerca, valutare l’adattabilità ad un modello intensivo di arboricoltura da legno dei cloni di oleastro reperiti in ambito regionale e collezionati nell’azienda sperimentale dell’Università di Sassari. Sulle piante oggetto di studio sono stati effettuati tre ordini di osservazioni: rilevazioni biometriche e fenologiche, prove di radicazione e analisi chimiche delle drupe. Dalle analisi è emerso che le condizioni di coltivazione semi-intensiva non hanno modificato la naturale espressione fenologica dei cloni osservati, se non per una più spinta attività vegetativa (emissione di nuovi getti; incrementi diametrali) favorita dal costante apporto idrico. Per quanto riguarda l’attitudine alla propagazione agamica, i cloni studiati hanno mostrato un’elevata variabilità. Inoltre la composizione chimica delle selezioni più produttive ha fornito interessanti termini di confronto con le più comuni cv da olio isolane.
L’olivier sauvage, l’équivalent sauvage de l’olivier, représente une source importante de variabilité génétique, à préserver et à améliorer. Les formes sauvages constituent en effet un "réservoir génétique" à partir duquel tirer de précieuses caractéristiques qualitatives et agronomiques à utiliser avec profit dans l'amélioration génétique de l'olive cultivée. En outre, l’olive sauvage pourrait constituer une alternative valable dans nos conditions climatiques et environnementales, où de nombreuses espèces classiquement utilisées pour la forestation et l’arboriculture pour le bois ne se développent pas de manière satisfaisante. L'objectif de cette recherche est d'évaluer l'adaptabilité à un modèle intensif d'arboriculture pour le bois des clones d'olives sauvages trouvés dans la région et rassemblés dans la société expérimentale de l'Université de Sassari. Trois ordres d'observations ont été effectués sur les plantes étudiées: enquêtes biométriques et phénologiques, tests d'enracinement et analyse chimique des drupes. Il ressort de l'analyse que les conditions de culture semi-intensives ne modifient pas l'expression phénologique naturelle des clones observés, à l'exception d'une activité végétative plus poussée (émission de nouvelles pousses; incréments diamétraux) favorisée par un apport constant en eau. En ce qui concerne l'attitude vis-à-vis de la propagation agamique, les clones étudiés ont montré une grande variabilité. En outre, la composition chimique des sélections les plus productives fournissait des conditions de comparaison intéressantes avec le CV le plus courant provenant du pétrole insulaire.
L'oleastro: risorsa genetica della macchia mediterranea / Mulas, Maurizio; Corona, Federico; Dessena, Leonarda. - (2019), pp. 1-91.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11388/226755
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