Il saggio intende sostenere l’idea che i territori marginali possono diventare un punto di osservazione privilegiato per traguardare i processi di urbanizzazione planetaria che stanno mutando radicalmente le nostre forme di organizzazione spaziale, rendendo desuete le categorie con cui abbiamo interpretato il mondo. Il processo di implosione-esplosione della città, infatti, nel non consentirci più di interpretare la città come insediamento agglomerato e circoscritto ci pone di fronte ad una idea di urbano in cui le stesse dicotomie città/campagna, centro/periferia non bastano più a circoscrivere i fenomeni in atto. Appare pertanto sempre più necessario elaborare nuove forme di concettualizzazione per mettere a punto strumenti innovativi di governo del territorio. A tal fine l’autrice ricostruisce i passaggi chiave di quel processo ristrutturazione economica-socio-spaziale di scala planetaria, che ha profondamente riarticolato il rapporto città/campagna. Per arrivare a mettere in luce come all’interno di questo processo spesso anche zone selvagge che non appaiono urbane secondo un canone convenzionale, isolate dalle società locali e ricostituite come paesaggio simulato ed estetizzato, diventino urbane in quanto influenzate da un particolare modo di vivere urbano, mentre all’interno di questo stesso sistema alcuni luoghi vengono abbandonati. Ma non solo: quello che interessa particolarmente all’autrice è mettere in evidenza come all’interno di questo processo altri segnali rivelino l’emergere, proprio in queste terre scartate, di geografie alternative. Nel buio che le caratterizza è possibile intravedere alcuni barlumi: cantieri di sperimentazione che nell’appropriarsi in maniere inedite di questi spazi i, provano a delineare embrioni di altre forme di urbanità in cui proprio queste aree vengono ad assumere un ruolo di inedite centralità. Nell’analizzare questi usi diversi e contraddittori usi che manipolano il territorio, ciò che il saggio intende mettere in risalto è l’emergere di una spazialità urbana non euclidea sempre più formata dal «mosaico di gerarchie scalari sovrapposte, intrecciate e mai del tutto coincidenti» (Brenner, 2016) e da una nuova forma di temporalità, lontana dalle categorie storiciste. Una temporalità che plasma il territorio mescolando strati di memorie che arrivano da passati lontani e progetti di futuro che aprono verso orizzonti inediti. Una spazialità dunque difficile da essere interpretata e governata secondo gli strumenti improntati sullo sguardo zenitale e cartografico utilizzato dalla pianificazione.

I territori marginali e i processi di urbanizzazione planetaria: verso la costruzione di nuovi paradigmi per interpretare i mutamenti / Decandia, Lidia. - (2019), pp. 1-5. (Intervento presentato al convegno Confini, movimenti, luoghi. Politiche e progetti per città e territori in transizione).

I territori marginali e i processi di urbanizzazione planetaria: verso la costruzione di nuovi paradigmi per interpretare i mutamenti

Decandia Lidia
2019-01-01

Abstract

Il saggio intende sostenere l’idea che i territori marginali possono diventare un punto di osservazione privilegiato per traguardare i processi di urbanizzazione planetaria che stanno mutando radicalmente le nostre forme di organizzazione spaziale, rendendo desuete le categorie con cui abbiamo interpretato il mondo. Il processo di implosione-esplosione della città, infatti, nel non consentirci più di interpretare la città come insediamento agglomerato e circoscritto ci pone di fronte ad una idea di urbano in cui le stesse dicotomie città/campagna, centro/periferia non bastano più a circoscrivere i fenomeni in atto. Appare pertanto sempre più necessario elaborare nuove forme di concettualizzazione per mettere a punto strumenti innovativi di governo del territorio. A tal fine l’autrice ricostruisce i passaggi chiave di quel processo ristrutturazione economica-socio-spaziale di scala planetaria, che ha profondamente riarticolato il rapporto città/campagna. Per arrivare a mettere in luce come all’interno di questo processo spesso anche zone selvagge che non appaiono urbane secondo un canone convenzionale, isolate dalle società locali e ricostituite come paesaggio simulato ed estetizzato, diventino urbane in quanto influenzate da un particolare modo di vivere urbano, mentre all’interno di questo stesso sistema alcuni luoghi vengono abbandonati. Ma non solo: quello che interessa particolarmente all’autrice è mettere in evidenza come all’interno di questo processo altri segnali rivelino l’emergere, proprio in queste terre scartate, di geografie alternative. Nel buio che le caratterizza è possibile intravedere alcuni barlumi: cantieri di sperimentazione che nell’appropriarsi in maniere inedite di questi spazi i, provano a delineare embrioni di altre forme di urbanità in cui proprio queste aree vengono ad assumere un ruolo di inedite centralità. Nell’analizzare questi usi diversi e contraddittori usi che manipolano il territorio, ciò che il saggio intende mettere in risalto è l’emergere di una spazialità urbana non euclidea sempre più formata dal «mosaico di gerarchie scalari sovrapposte, intrecciate e mai del tutto coincidenti» (Brenner, 2016) e da una nuova forma di temporalità, lontana dalle categorie storiciste. Una temporalità che plasma il territorio mescolando strati di memorie che arrivano da passati lontani e progetti di futuro che aprono verso orizzonti inediti. Una spazialità dunque difficile da essere interpretata e governata secondo gli strumenti improntati sullo sguardo zenitale e cartografico utilizzato dalla pianificazione.
2019
978-88-99237-17-2
I territori marginali e i processi di urbanizzazione planetaria: verso la costruzione di nuovi paradigmi per interpretare i mutamenti / Decandia, Lidia. - (2019), pp. 1-5. (Intervento presentato al convegno Confini, movimenti, luoghi. Politiche e progetti per città e territori in transizione).
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